Comunicazione per i visitatori
La Fondazione Romano è visitabile in abbinamento con la Cappella Brancacci nei giorni di lunedì e sabato dalle 10:00 alle 17:00, domenica con orario 13-17. Il biglietto - unico - ha un costo di 10 euro (ridotto 7 euro), e anche le agevolazioni (gratuità e ridotti) sono le medesime della Cappella Brancacci.
Gli ingressi si possono prenotare contestualmente all'acquisto dei biglietti sulla biglietteria ufficiale bigliettimusei.comune.fi.it, scrivendo a info@musefirenze.it oppure telefonando allo 055 2768224.
Comunicazione per le guide turistiche
Si comunica che alla luce delle disposizioni sanitarie vigenti, sono ammessi gruppi in visita ai musei civici attualmente aperti al pubblico come segue.
Museo di Palazzo Vecchio, Museo Novecento, Museo Bardini, Cappella Brancacci, Fondazione Romano e Santa Maria Novella: 25 partecipanti in tutto, guida compresa.
Ai Percorsi segreti di Palazzo Vecchio possono accedere in ogni caso solo 10 persone per volta.
Al cantiere all'interno della Cappella Brancacci sono ammessi 10 visitatori per volta; eventuali informazioni o approfondimenti da parte delle guide sono in ogni modo ammesse in altri spazi del complesso, come il chiostro.
A Santa Maria Novella i visitatori organizzati in gruppo devono essere muniti di auricolari.
Per effettuare la prenotazione dei biglietti (gratuiti compresi) si raccomanda di collegarsi alla biglietteria ufficiale bigliettimusei.comune.fi.it
In breve
Nel 1946 Salvatore Romano donò al Comune di Firenze circa settanta oggetti d’arte della sua collezione, affinché venissero esposti nel cenacolo di Santo Spirito, per onorare i suoi natali e rendere omaggio alla città che lo aveva accolto. Le opere furono scelte in funzione della loro destinazione e sistemate nel cenacolo dallo stesso antiquario, a fronte dell’impegno del Comune a garantirne la perpetua inamovibilità.
L’originale allestimento, improntato alla ricerca di equilibrio e simmetria, gioca sull’accostamento o la contrapposizione di opere che, seppure di varia provenienza e diverso valore artistico, si combinano tra loro e con l’ambiente circostante per via di analogie di forma, contenuto e destinazione d’uso. Denominatore comune della maggior parte degli oggetti è il loro stato di frammenti di complessi monumentali smembrati, testimoniato da tutte le vecchie mancanze e tracce d’uso con le quali Salvatore volle esporli. Capitelli, resti di colonne e mobili d’epoca fungono da supporti, insieme a semplici basamenti in legno.
La donazione non interruppe il legame che univa il collezionista a queste opere, giacché Salvatore non solo diresse il nuovo museo fino alla morte, ma ottenne perfino di essere tumulato nel sarcofago che si erge verso il fondo del cenacolo.
Nel panorama dei musei fiorentini, la raccolta si distingue per il suo cospicuo nucleo di sculture medievali che, per ampiezza e varietà, può essere confrontato solo con quello del Museo Stefano Bardini.
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