Pieni a rendere. Storie dai quartieri fiorentini

Raccolta di fonti e storie orali per raccontare i borghi urbani di Firenze

Durante il 2022 le Biblioteche comunali fiorentine hanno condotto dei percorsi di partecipazione in alcuni rioni fortemente caratterizzati dal punto di vista dell’identità comunitaria – e per questo denominati “borghi urbani” – con lo scopo di raccogliere proposte per utilizzare la lettura e la narrazione come strumenti utili alla rigenerazione urbana e sociale e alla valorizzazione del patrimonio culturale immateriale.

L’idea di fondo è che, grazie all’azione della biblioteca di quartiere sul proprio territorio, possano essere individuati dei luoghi “vuoti” in cui fare comunità, da restituire “pieni” alla comunità stessa attraverso la maturazione di una capacità condivisa di trasformare la narrazione in una pratica di rigenerazione e coesione sociale.

Il lavoro si è svolto dando grande spazio alle fonti e alle storie orali e si è deciso di restituirlo attraverso un podcast in quattro episodi dal titolo "Pieni a rendere. Storie dai quartieri fiorentini" che verte intorno al concetto di "spazio", un tema comune ai quattro borghi urbani coinvolti: il villaggio I.N.A. Casa “Isolotto vecchio”, via Palazzuolo, il giardino di San Jacopino e l’Orto del Malcantone.

Nel 2024 il lavoro è proseguito coinvolgendo altri quattro "borghi urbani": Peretola, Rovezzano, Le Cure e San Frediano.

"Pieni a rendere" è un podcast delle Biblioteche comunali fiorentine, prodotto con la collaborazione di Radio Papesse ed è disponibile sulle principali piattaforme di ascolto.

L'edizione del 2022 è realizzata nell'ambito del progetto “Avvicinare la distanza” promosso dal Comune di Firenze nell’ambito del bando Città che legge 2021 finanziato da CEPELL - Centro per il libro e la lettura.

Firenze, Quartiere 2. Un comitato civico e l’associazione Il Vivaio di Malcantone hanno chiesto la bonifica e la restituzione all’uso pubblico di un lembo di terra per molto tempo lasciato all’incuria, l’Orto del Malcantone…
Nell’estate del 2023, due psicoterapeute - Silvia Giani e Bianca Pananti – hanno riunito un gruppo di persone sotto un cedro del Libano, albero testimone di questo viaggio di rigenerazione urbana.

Prendendo in prestito il linguaggio degli alberi, Silvia e Bianca hanno cercato di fare gruppo e creare una rete invisibile di solidarietà, proprio come quelle delle micorrize: è nato così Arborescenze, un laboratorio di incontri, racconti di storie, presenza attiva di una cittadinanza curiosa interessata all’altro. Storie di vita trasportate dal vento dei ricordi.
Hanno partecipato Marianna Barbara, Riccardo Bellucci, Rossella Bonechi, Silvana Castaldi, Patrizia Dell’Ernia, Alessia Valeria Emma, Laura Pini, Alberto Procissi, Roberto Salti, Cecilia Turchi e Daniele Violi.

Un ringraziamento va a Elisabetta Carlini, la Biblioteca Mario Luzi del Quartiere 2 di Firenze, la direzione Ambiente del comune di Firenze, Ilaria Gadenz e Carola Haupt di radio Papesse; a Margot Omodei dell’Associazione il Vivaio del Malcantone, a Dario Boldrini - il Giardiniere Planetario - e a Michele Pierguidi, il presidente del Quartiere 2 di Firenze. Ma soprattutto agli alberi del giardino del Malcantone: Acacia, Acero, Alloro, Canna di bamboo, Cedro del Libano, Ciliegio, Edera, Fico, Noce, Palma, Pero, Pesco, Rosi, Susino, Tiglio e Ulivo.

Arborescenze
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Sul rione di San Jacopino, a Firenze, negli ultimi anni si è detto di tutto.

Piazza Puccini e Piazza San Jacopino ne sono i due poli: ex zona industriale, è cresciuta seguendo la regola del caso e dell’opportunità piuttosto che una visione chiara di come dovrebbe cambiare una città. A San Jacopino ed esempio, c’è un solo spazio verde, un giardino che da anni resiste. A raccontarci la sua storia sono due ginkgo biloba, testimoni di un farsi corale che è anche un farsi e ritrovarsi comunità.

R-esistenze a San Jacopino è una produzione coordinata da Adriana Dadà del circolo ARCI fra i lavoratori di Porta a Prato e realizzata da Stefano Sansavini. Le voci delle ginko sono quelle dei lettori volontari dell’Arci Firenze.

I ricordi e le parole dal quartiere sono di Luisa Petrucci del coro Ribelli in cor; di Stefano Fabbri - esponente del Collettivo Politico Studentesco del liceo "Leonardo Da Vinci" e partecipante alle occupazioni della Palazzina ex Ideal Standard e del giardino di via Maragliano nel 1975 - di Marcella Breschi Bausi, organizzatrice dei corsi di recupero per adulti del Comitato Scuola di Quartiere del Circolo tra i lavoratori di Porta a Prato; di di Coumba Saw, una delle prime immigrate senegalesi nel quartiere di San Jacopino e di sua figlia Khadija Sarr; di Marcello Bausi e Gea Ghisolfi, ex presidente di lungo corso e attuale presidente del Circolo fra i lavoratori di Porta al Prato; infine di Viola Bartoli, animatrice dell'Associazione giardino San Jacopino e organizzatrice del murale dei bambini del giardino Samb e Diop di via Maragliano.

R-Esistenze a San Jacopino
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Una via a due passi dalla stazione, in centro eppure periferica e soprattutto ricca di un’umanità sempre in movimento.
Il tempo passa, i volti e le lingue cambiano, così come cambiano i suoni e gli odori, ma l’essenza di Via Palazzuolo resta palpabile nel tempo e qui nasce qui Incroci, un racconto per immagini da ascoltare, cartoline sonore da un borgo che si rinnova e si ritrova.

Con un registratore alla mano, Francesca Di Giuseppe e Barbara Palla, hanno incontrato chi in Via Palazzuolo lavora e chi vi è cresciuto, portatori di storia e autori di cambiamento, per restituire delle istantanee sonore rumorose e colorate che del borgo trasmettono l’essenza, i rimpianti e le speranze.

Incroci ci porta nella via e nelle sue botteghe, accompagnati dalle voci di Allaman Allamani, Gianluca Milli, Massimo Morioni, Mauro Scarpelli e Yasar Riaz scopriamo la vita di oggi e le storie di ieri. Per ricordarci che, pur nella difficoltà di negoziare di cambiamento, in Via Palazzuolo alcune cose restano sempre uguali: storicamente strada di artigiani e botteghe, di immigrazione e di nuove attività, oggi si chiede chi saranno i cittadini di domani.

Interviste e field recording: Francesca Di Giuseppe e Barbara Palla
Con la partecipazione di: Allaman Allamani, Gianluca Milli, Massimo Morioni, Mauro Scarpelli e Yasar Riaz.

Incroci. Cartoline sonore da un borgo in movimento
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Una storia lunga un secolo che dal rione dell’Isolotto di Firenze costruisce un ponte fra generazioni per unire passato, presente e futuro.

Nel secondo dopoguerra l’Isolotto divenne simbolo di un’urbanizzazione non intensiva che oggi chiameremmo rigenerazione urbana. La biblioteca di quartiere fu uno dei punti cardine della rinascita del rione, ma in pochi - nel quartiere e in città - ricordano che venne costruita sulle ceneri di un incendio: quello del lazzaretto della febbre spagnola del 1918.
La storia della febbre spagnola e del lazzaretto di Firenze è stata al centro di una serie di incontri e laboratori curati dall’Associazione Archivio Movimento di Quartiere che hanno visto dialogare gli studenti del liceo Rodolico di Firenze insieme a Gabriella Bellucci e Franco Quercioli.

Hanno partecipato: Gabriella Bellucci, Claudio Lanzi, Carmela Manzo, Anna Mecatti, Lapo Piccini e Franco Quercioli.
Registrazioni e interviste sono a cura di Claudio Lanzi e Carmela Manzo.

Futura. Una storia lunga un secolo
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Una giovane donna decide di tornare a vivere nel quartiere dove è nata ma al suo ritorno ha trovato il quartiere molto cambiato, in forte declino: la vivacità e il senso di comunità che ricordava sembrano essersi affievoliti, lasciando spazio a un clima di apatia e indifferenza. Ma c'è chi resiste. C'è chi nel borgo vuole tornare ad un un progetto collettivo, ad un senso di comunità per rendere il quartiere un luogo più stimolante e vivibile.

Rovezzano - Ritorni
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Quando si parla di Peretola, raramente si va oltre l'aeroporto, eppure il borgo di Peretola ha una storia antica; esiste, resiste e si trasforma.
Tutto il mondo in un tavolo. La prima società di mutuo soccorso di Firenze racconta di un mondo che non c'è più e di quanto i legami con quello di oggi siano più forti di quello che si possa pensare.
Le voci si intrecciano, si sostengono l'una con l'altra, dagli anarchici di fine ottocento, alle comunità dei nuovi italiani di inizio millennio
Con le voci di Marco Conti, Mauro Megli, Lioba Lankes e Fatima.

Peretola - Tutto il mondo in un tavolo
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Il borgo delle Cure collega le colline di Fiesole alla città ed è attraversato in tutta la sua lunghezza dal Mugnone, corso d’acqua che ne ha definito l’assetto urbano e la vocazione. 
Con Le Curandaie lo viviamo, lo esploriamo, ne conosciamo i volti, e le sue voci.
Sui suoi muri c’è scritto “Ciao Splendore!” e queste sono solo alcune delle sue storie.
Ci spostiamo costeggiando il Mugnone in direzione della Piazza delle Cure, cuore pulsante del rione. Idealmente seguiamo l’antica gora, ormai interrata, che dal Ponte alle Riffe deviava verso l’isolato su cui sorgeva la Fonderia Berta, proprio alle spalle della piazza.
Arrivando in piazza veniamo accolte dalle voci e dai suoni del mercato, uno dei più grandi e conosciuti della città.Ma la piazza, oltre ad avere quest’anima chiassosa e popolare, ne custodisce un’altra più nascosta, al piano di sotto, nel sottopasso che collega il borgo a Viale Don Minzoni. È qui che si fermano, a volte per poco tempo, altre per anni, persone che non hanno fissa dimora e che si legano alle Cure.
"Ciao splendore. Un borgo fra città e campagna" raccoglie le voci di Stefano Salvetti, Serena Bellucci, Salvatore Orlando - detto Totò - e Jaqueline Scaramella.
Le registrazioni sono a cura di Fiamma Larosa e Francesca Campigli dell'Associazione Le Curandaie.

Le Cure - Ciao Splendore!
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Nel cuore del quartiere di San Frediano c'è un albergo che non parla ai turisti.
È l'albergo di chi vive gli aspetti meno appariscenti del quartiere, l'albergo che accoglie, ma anche l'albergo che chiede e da rispetto.
È l'Albergo Popolare, luogo essenziale e complesso per la vita del quartiere.
Lo raccontano Cristina Vannini, responsabile della struttura, insieme a Marco, utente dell'Albergo, e ai vicini Michele e Cristina.
Le registrazioni sono di Lorenzo Bonosi e Silvia Palazzese.

San Frediano - Non tutti gli alberghi hanno cinque stelle
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