Dopo una vicenda lunga cinquant'anni la scultura Guerriero con Scudo approda finalmente alla Terrazza di Saturno, all'interno del circuito museale
Sono trascorsi più di cinquanta anni dalla grande mostra di Henry Moore al Forte di Belvedere e finalmente si avvera il sogno dell’artista britannico che desiderava vedere esposto per sempre il suo Guerriero con scudo in uno degli ambienti più suggestivi di Palazzo Vecchio, la Terrazza di Saturno, grazie al sostegno finanziario del Ministero del Turismo "Fondo siti UNESCO e città creative".
Molte sono state le mancate occasioni di collocare in quella sede la bellissima e per certi versi drammatica scultura in bronzo, di proprietà del British Institute of Florence. Negli ultimi decenni si è potuta ammirare nel primo cortile di Santa Croce, dove è rimasta fino a pochi anni fa. Adesso, grazie alla felice collaborazione di tutte le istituzioni coinvolte e degli eredi, e un accurato restauro seguito magistralmente dall'Opificio delle Pietre Dure di Firenze, il desiderio di Moore si avvera e il Guerrierosale in alto, in quella Terrazza tanto amata dallo stesso Moore.
Breve storia dell’opera
Il Guerriero con Scudo di Henry Moore, maestro indiscusso dell’arte del Novecento, evoca la figura mutila di un giovane combattente che, nella sua immobile e precaria fierezza, ci sprona a resistere di fronte alle battaglie dell’esistenza e della Storia, rivolgendo sempre lo sguardo verso orizzonti lontani. In questo capolavoro di scultura si riconosce la principale fonte di ispirazione per l’artista che fin dalla sua prima visita a Firenze fu Michelangelo Buonarroti. Ma non di meno è evidente il ricorso, assieme al non finito, alla nozione di frammento, mostrandosi come un guerriero senza tempo e senza appartenenza geografica.
All’indomani della grande mostra organizzata al Forte di Belvedere nel 1972, Henry Moore decise di donare un’opera alla città di Firenze: la scultura in bronzo Guerriero con scudo (Warrior with Shield), realizzata per la prima volta nel 1953-54 e poi presentata proprio in occasione della celebre retrospettiva fiorentina. L’opera avrebbe dovuto essere collocata nella Loggia di Saturno, in Palazzo Vecchio, ma per una serie interminabile di vicissitudini non ci arrivò mai. L’artista ne chiese la restituzione e il Guerriero rientrò in Inghilterra. Solo negli anni Ottanta, grazie a una ripresa del confronto con gli eredi di Moore e all’interessamento del British Institute of Florence, cui l’opera venne donata per volere della famiglia dell’artista, il bronzo ritornò finalmente a Firenze.
Nei primi anni Settanta, mentre Moore, reduce dal successo della sua mostra al Forte di Belvedere, decideva di donare il Guerriero con Scudo a Firenze, l’allora Sindaco della città Luciano Bausi si stava adoperando per acquisire una seconda opera dell’artista, Figura distesa (Reclining Figure), all’epoca conservata a Berlino, il cui costo ammontava a 35.000 sterline. Il Guerriero si sarebbe quindi aggiunto a quell’acquisizione e la città avrebbe accolto sul territorio ben due opere emblematiche del maestro inglese, a memoria della relazione che lo aveva legato a Firenze fin dalla gioventù, quando per la prima volta arrivò in città. Non fu però possibile reperire la somma necessaria per portare a Firenze la Figura distesa e alla fine il progetto di acquisire questo secondo lavoro fallì. Nel frattempo, nel 1974, Guerriero con scudo tornò in città. Le difficoltà di allestimento ne ritardarono però il posizionamento nella Terrazza di Saturno e la scultura venne ‘provvisoriamente’ presentata nel terzo cortile del Palazzo: collocazione che mise a rischio la patina in metallo dell’opera, pensata per un’esposizione al coperto.
Dieci anni dopo, nel 1984, Henry Moore ricevette una fotografia scattata da David Finn che mostrava la scultura ‘abbandonata’ nel cortile di Palazzo Vecchio. L’artista venne inoltre a conoscenza dell’epiteto “monumento al monco”, con cui i fiorentini goliardicamente la deridevano, e decise di chiederne la restituzione. Il Comune, che nel frattempo aveva perso ogni diritto su di essa, fu costretto a rispedirla in Inghilterra. La vicenda suscitò grande scalpore, trovando un’importante eco sulla stampa dell’epoca, anche internazionale, e il nuovo sindaco, Massimo Bogianckino, si impegnò per far tornare la scultura a Firenze. All’indomani della morte di Moore, nell’agosto del 1986, Maria Luigia Guaita e l’allora Console britannico, esortati dal Comune, scrissero delle lettere accorate alla figlia Mary Moore e alla vedova Irina in cui, toccando le corde della stima e dell’affetto che legava Moore alla culla del Rinascimento, facevano appello anche al ricordo della mostra fiorentina del 1972. Alla fine, Irina Moore decise di donare il Guerriero al British Institute of Florence e l’opera poté tornare nella città a cui era destinata. In seguito all’accordo fra l’amministrazione comunale fiorentina e lo stesso British Institute, venne raggiunta la formula del comodato d’uso a lungo termine e si scelse di collocare il bronzo nel primo chiostro del complesso monumentale di Santa Croce, presso le “urne dei forti”, dove è rimasta fino al 2021.
Quell’anno, in occasione di uno dei progetti dal titolo Relocated a cura di Sergio Risaliti, l’opera fu temporaneamente esposta in Palazzo Vecchio, nella Sala di Leone X, uno degli ambienti monumentali di maggior rappresentanza del palazzo. Al termine di questa esposizione eccezionale, l’opera è stata oggetto di un articolato intervento di restauro realizzato presso il Settore Bronzi e armi antiche dell’Opificio delle Pietre Dure, con il coordinamento del Servizio Arte contemporanea.
Oggi la scultura torna finalmente nel luogo in cui l’artista l’aveva immaginata: il bellissimo loggiato d’angolo che sovrasta via dei Leoni e la Loggia del Grano e offre una meravigliosa panoramica su Santa Croce, San Niccolò, Piazzale Michelangelo, Forte di Belvedere e la collina di San Miniato. La scultura può quindi finalmente instaurare un dialogo intenso e ravvicinato non solo con i capolavori custoditi all’interno del Palazzo, vero e proprio scrigno di tesori pittorici e scultorei che narrano la storia di Firenze dal Trecento in poi, ma anche con il magnifico territorio che lo circonda.
L’istallazione sarà accompagnata da una pubblicazione volta a presentare e approfondire l’intervento di restauro appena concluso dall’Opificio delle Pietre Dure. In occasione del workshop internazionale sulle buone pratiche legate al turismo sostenibile organizzato da Unesco nel mese di aprile 2024, l’installazione sarà inoltre spunto di riflessione per una conferenza dal titolo Città d’arte, Patrimonio mondiale e Arte pubblica volta ad approfondire la relazione tra turismo locale e di massa e ipotizzare nuovi sguardi e nuovi flussi.