"Sette anni di sodalizio con Giacomo Leopardi" di Antonio Ranieri, a cura di Elisabetta Benucci (Edimedia edizioni)

Una nuova edizione di "Sette anni di sodalizio con Giacomo Leopardi" di Antonio Ranieri, per scandagliarne ombre e luci e per non smettere di confrontarsi con il poeta

“È una coppia stranissima quella che si forma nei salotti di Firenze nel 1830. Da una parte un genio trentenne assetato di riconoscimenti e affetti che riesce a fuggire dal carcere familiare di Recanati per la generosità di estimatori toscani, ma non riesce a trovare un’occupazione con cui sostenersi. Dall’altra lo squattrinato ventiquattrenne napoletano, biondo, aitante, pacione, vanitoso, estroverso… Quando Giacomo si dispera all’idea di tornare a Recanati per mancanza di soldi, gli offre aiuto e solidarietà, pur essendo precario quanto lui…”.

Ecco, brillantemente descritto da Ernesto Ferrero, l’incipit di quello che sarà un lungo e strettissimo rapporto, materia esistenziale dalla quale, nel 1880, quarantuno anni dopo la morte dell’amico, Antonio Ranieri, a quel tempo settantaquattrenne, prossimo senatore del neonato Regno d’Italia, darà alle stampe “Sette anni di sodalizio con Giacomo Leopardi” (1830-1837), adesso riedito da Edimedia con la curatela di Elisabetta Benucci.

Ma perché proporre una nuova edizione di un libro fortemente controverso, che ha visto l’opera di Ranieri accanitamente messa in dubbio più volte non solo dal punto di vista dell’attendibilità ma anche per la mancanza etica di sensibilità, per il suo aver rivelato senza pudore le miserie fisiche e caratteriali più private dell’amico? Per aver enfatizzato tutta la pesantezza del carico che, insieme alla inseparabile sorella Paolina, si era messo sulle spalle - come in una splendida scena de “Il giovane favoloso” di Mario Martone - con l'intento probabile di far rilucere ancor più la propria abnegazione?

Lungi dal voler giustificare o difendere Ranieri a tutti i costi, Benucci è partita dal presupposto che, per quanto impreciso e inopportuno sia il suo contributo, si tratta di un osservatorio essenziale per cogliere Leopardi, “il suo carattere, la sua forza, le sue fragilità”. A maggior ragione in una preziosa costellazione di note in cui il poeta dialoga con l’amico “in prima persona” attraverso documenti e lettere, un corredo che gli restituisce l’autonomia della scelta consapevole nei confronti di questa relazione. “Ranieri mio, tu non mi abbandonerai però mai, né ti raffredderai nell’amarmi”.

Intervengono:

  • prof. Giuseppe Nicoletti (già professore ordinario di letteratura italiana all'Università di Firenze),
  • dott.ssa Elisabetta Benucci (funzionaria archivista presso l'Accademia della Crusca)

Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili. Per informazioni telefonare al numero 055 2616512 oppure scrivere all'indirizzo bibliotecadelleoblate@comune.fi.it

L'iniziativa si terrà nella Saletta incontri Joyce Lussu

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