Lectio a cura di Giovanna Albi e proiezione del documentario "Poesia che mi guardi" di Marina Spada
"Nasciamo in un corpo finito, affamati di tutto, specie di amore.
Antonia Pozzi, nata cagionevole e fragile in una delle famiglie più ricche della Lombardia, fu amata tanto ma malamente. Ricoperta di ogni bene, vissuta al centro di Milano, viaggiò molto per svago e istruzione, ebbe la migliore educazione, frequentò il liceo Manzoni, la facoltà di Lettere, intorno a lei pochi ma buoni amici.
Dotata di acutissimo ingegno e desiderosa di fare della Poesia la vita, portava in sé i germi di una morte prematura. Sentiva maledettamente il bisogno di costruire con le parole le cose necessarie all'esistenza. Vivere per la poesia che eleva a divinità è un bisogno ancestrale e ineludibile.
Nella poesia costruisce la vita sognata, il suo amore per la classicità e il professor Maria Antonio Cervi, detto Antonello.
Nella poesia prende vita il paese di montagna, Pasturo, dove vive per parte dell'anno. Qui c'è ascesa ed estasi, meraviglia e abbandono, armonia e dissidio, nei versi onnipresente lo spirito di ricerca di un'intelligenza critica.
Ascendere la montagna sottende una ricerca di ascolto del proprio Sé che si sviluppa sotto l'egida di un padre severo e di una madre algida. Privata dell'amore che cerca e che trasferisce nella fotografia e negli scritti, si crea una vita parallela di fuga dall'epoca fascista in cui si trova gettata.
Vicina allo spirito di Leopardi, aspira all'infinito ma non trova Dio.
Cosa fare dunque quando la divaricazione tra sogno e realtà si fa abisso? In quale pozzo attingere, quando non c'è più acqua?
Una sola è la strada destinata a chi non sa vivere senza il sogno. Mentre Milano è corrotta dal lusso della metropoli, c'è chi sparisce ventiseienne presso la Basilica di Chiaravalle in un freddissimo giorno di inizio dicembre del 1938, anno delle leggi razziali.
Ora non ci sono più le parole per trasformare il dolore della mancanza di amore.
Non riconosciuta poeta in vita, la lezione intende rendere ennesima giustizia alla bella Antonia, la poeta di Pasturo, morta suicida perché troppo oltre il senso comune".
Così scrive Giovanna Albi, autrice e già docente.
Letture ad alta voce di Bruna Manzoni.
Interventi critici, letture ad alta voce di Maria Grosso.
Proiezione del documentario "Poesia che mi guardi" di Marina Spada (2009, Mostra di Venezia 66, Miro Film)
Collegamento da remoto con la regista.
Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili. Per informazioni telefonare al numero 055 2616512 oppure scrivere all'indirizzo bibliotecadelleoblate@comune.fi.it
L'iniziativa si terrà nella Sala storica Dino Campana