Una mostra su Leonardo a 500 anni dalla morte (fino al 24 giugno)
I 12 fogli scelti, dal Codice Atlantico che hanno dei richiami a Firenze, sono stati scritti tra gli anni Settanta del Quattrocento e la morte di Leonardo, nel 1519, e hanno una straordinaria capacità evocativa. Grazie al contributo di esperti dei diversi argomenti trattati, di ogni foglio la mostra fornisce la motivazione per la quale è stato incluso, a partire dal primo che contiene la nota frase “Sandro, tu non di' perché tali cose seconde paiono più basse che le terze”, interpretata come una critica alla prospettiva di Botticelli e che rimanda ai tempi in cui i due frequentavano la bottega di Andrea del Verrocchio, gettando le basi di una confidenza, che tuttavia non escluse mai la rivalità.
Chiude l’esposizione un solo quadro, proveniente dalla Pinacoteca Ambrosiana, di Gian Giacomo Caprotti, detto Salaino, e raffigura il ‘Busto del Redentore’. Non trattandosi di un'opera riconosciuta come di Leonardo da Vinci, il dipinto tuttavia è connesso, per vie ancora misteriose ma inequivocabili al Salaino, del quale reca la firma o il soprannome, Salai, uno degli assistenti più cari a Leonardo, che lo seguì nel soggiorno a Firenze nei primi anni del Cinquecento. Questa effige d'indubbio sentore leonardesco, fa ancora molto pensare e discutere.
La mostra resterà visitabile fino al 24 giugno 2019 a Palazzo Vecchio in sala dei Gigli, visite guidate per giovani e adulti tutte le domeniche ore 16.30
Il biglietto è incluso nell’ingresso a Palazzo Vecchio.