Tra il 1936 e il 1937, in alcuni ambienti della società italiana, soprattutto scuola, ricerca e professioni intellettuali, si fanno strada nuovi orientamenti antifascisti, che, grazie a una rete di relazioni informali, si diffondono tra soggetti rimasti fino ad allora estranei all’impegno politico diretto. Privi di legami organizzativi con l’antifascismo in esilio, questi nuovi oppositori dedicano riflessioni e discussioni all’elaborazione di programmi politici in grado di aggregare un’ampia coalizione di forze e costruire una democrazia immune dalle debolezze responsabili della crisi dello stato liberale.
In questa galassia cospirativa fluida ed eterogenea, suscita grande interesse il liberalsocialismo, un’originale proposta teorica che, muovendo dall’identità di libertà e giustizia, si pone come sintesi di liberalismo e socialismo.
Al fine di spiegare perché il liberalsocialismo abbia saputo conquistarsi uno spazio così significativo, soprattutto tra le nuove generazioni, questo lavoro illustra come i due principali teorici del movimento, Aldo Capitini e Guido Calogero, abbiano sviluppato le rispettive posizioni politiche, distinte ma convergenti, attraverso una ricerca che, confrontandosi con gli orientamenti culturali prevalenti negli anni del fascismo, tendeva a recuperarne i nuclei più qualificanti, distanziandoli da tutto ciò che in essi poteva supportare l’autoritarismo e scoraggiare un’iniziativa morale e politica autonoma.
Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili. Per informazioni telefonare al numero 055 2616512 oppure scrivere all'indirizzo bibliotecadelleoblate@comune.fi.it
L'iniziativa si terrà nella Saletta incontri Joyce Lussu