Molto tempo prima che giungesse in Occidente la grande letteratura concentrazionaria sovietica, donne e uomini di sinistra (esuli russi compresi) iniziarono a raccogliere testimonianze e documenti su arresti, deportazioni e lavoro forzato perpetrati dallo stato sovietico.
Tra le due guerre, a Praga e a Berlino, a Parigi e a Londra fino a Città del Messico e a New York, una rete transnazionale lavorò a un immaginario primo “libro nero” del comunismo sovietico.
I protagonisti di questo grande impegno morale e intellettuale vissero vicende alterne: spesso si trovarono a essere una forza minoritaria, perché le ragioni commerciali, politiche e ideologiche si dimostrarono in Occidente più forti della difesa dei diritti umani.
In altri casi essi riuscirono invece a collegarsi alle strategie geopolitiche dei governi statunitense e britannico e al processo di formazione di norme giuridiche a livello internazionale.
L’aver perseguito tenacemente per decenni un mondo migliore attraverso l'espansione dei diritti degli individui, e non proteggendo la sicurezza dello stato rivoluzionario, ha forse salvato le ragioni della sinistra come forza globale nel XXI secolo.
Saluti:
Andrea Becherucci
Fondazione Ernesto Rossi e Gaetano Salvemini
Introduce e coordina:
Valeria Galimi,Vicepresidente ISRT, Università di Firenze
Dialogano con l’autore:
Luca Polese Remaggi, Università di Salerno,
Marco Bresciani, Università di Firenze,
Cesare Panizza, Università del Piemonte Orientale.
Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili. Per informazioni telefonare al numero 055 2616512 oppure scrivere all'indirizzo bibliotecadelleoblate@comune.fi.it
L'iniziativa si terrà nella Sala storica Dino Campana