I was my husband

Alla Biblioteca delle Oblate la mostra del reportage fotogiornalistico dedicato alla condizione sociale delle donne di religione induista che rimangono vedove in India.

Dal 22 novembre al 16 dicembre la Biblioteca delle Oblate ospita "I was my husband", la mostra del reportage fotogiornalistico di Tiziana Montaldo e Valter Darbe relativo alla condizione sociale delle donne di religione induista che rimangono vedove in India, a testimonianza di un fenomeno culturale molto poco conosciuto di questo paese, che interessa 42 milioni di donne di ogni strato sociale. La mostra è visitabile nella Sala Conferenze durante gli orari di apertura della Biblioteca.

Venerdì 22 novembre alle ore 18, in occasione del vernissage, è in programma l'incontro pubblico per la presentazione del libro "I was my husband" con il fotografo e autore delle immagini Valter Darbe, la curatrice dei testi Tiziana Montaldo e l'esperta di cultura indiana Rita Cacciaglia

Nella condizione di vedova indiana, ciò che sembra smarrirsi prima di qualunque altra cosa è l’identità e con essa, il diritto di vivere una vita appieno: tante sono le proibizioni e tra queste quella di non poter partecipare alla vita sociale e religiosa della propria comunità. Le donne che perdono il marito sono “colpevoli” della sua morte per motivi di Karma e per questo la loro unica vocazione deve essere il ricongiungimento alla divinità. “I was my husband” vuole essere il tentativo di raccontare questa situazione partendo dalla vita di queste donne ora.

Attraverso gli scatti fotografici in bianco e nero del fotografo Valter Darbe si è cercato di mostrare la vita quotidiana nei templi, nelle strutture pubbliche private che accolgono le vedove: la preghiera, la distribuzione del cibo, piccoli lavori manuali, la noia e la rassegnazione.

Con la raccolta delle storie e della documentazione a cura della giornalista Tiziana Montaldo, si è voluto restituire la condizione di vedovanza nella religione induista, come di una vita “sospesa in un limbo”, che è stata troncata di netto al momento della morte del marito. Il libro contiene anche la prefazione di Mohini Giri, attivista, scrittrice e soggetto politico, è dagli anni Settanta impegnata nella battaglia per i diritti di queste donne e il loro supporto legale. Gestisce due case di accoglienza a Vrindavan e nel Kashmir. Candidata al Nobel per la Pace, nel 2015 è stata inserita nell’elenco delle 1.000 donne al mondo che più sono impegnate per la Pace.

Il progetto “I was my husband” è promosso dall’associazione Six Degrees, nata con l’obiettivo di raccontare le discriminazioni etniche, religiose e razziali nei conflitti e di denunciare le condizioni di marginalità e di sofferenza. Si prefigge inoltre l’obiettivo di promuovere un’informazione indipendente ed etica nell’ambito del foto e video-giornalismo e una cultura dell’immagine d’autore attraverso corsi di formazione, laboratori, conferenze, mostre, anche di respiro internazionale.

Il progetto ha inoltre ricevuto il patrocinio dell’associazione Se Non Ora Quando, da tempo impegnata nella difesa dei diritti delle donne contro la violenza e nella promozione di una cultura del femminile che permetta alle donne di vivere appieno la loro vita e la loro identità.

L’iniziativa è inserita nel programma della 3° edizione del Festival dei diritti promosso dal Comune di Firenze.

 

 

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