Memoriale delle deportazioni

Da Auschwitz a Firenze

Avviso per i visitatori:

Il  9 settembre alle 12:00 inaugurazione della Mostra “Progettare la memoria - Lo studio BBPR: i monumenti, le deportazioni”.
La mostra si può visitare dal venerdì al lunedì dalle 10:00 alle 13:00, la domenica metropolitana anche dalle 15:00 alle 18:00. 
Maggiori info https://cultura.comune.fi.it/dalle-redazioni/progettare-la-memoria

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Un nuovo allestimento museale, un nuovo progetto museologico, all’interno di spazi rinnovati. Il Memoriale degli Italiani ad Auschwitz torna fruibile al pubblico. E con esso il luogo a Firenze diventato sua residenza da alcuni anni, che da centro di arte contemporanea, l’Ex3, si trasforma nel Memoriale delle deportazioni. 

Monito per la memoria, simbolo tragico di una storia lontana che non deve tornare attuale, presso il centro Ex3 a Gavinana, il Memoriale italiano di Auschwitz, opera d’arte contemporanea collocata nell’ex campo di sterminio e poi smantellata, che qui ha trovato una nuova casa.

Il Memoriale degli Italiani fu voluto, progettato e collocato nel Blocco 21 del campo di Auschwitz dall’Aned (Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti) grazie alla collaborazione di un eccezionale gruppo di intellettuali tra i quali spiccavano i nomi degli architetti Lodovico e Alberico Belgiojoso, dello scrittore Primo Levi, del regista Nelo Risi, del pittore Pupino Samonà e del compositore Luigi Nono che produssero una delle prime installazioni multimediali al mondo.

Allestito ad Auschwitz nel 1979 e inaugurato nella primavera successiva, proprio 40 anni dopo viene presentato a Firenze al termine di una lunga e dolorosa vicenda che ne ha portato prima alla chiusura al pubblico e poi alla minaccia di smantellamento da parte della direzione del museo. Oggi l’opera ‘rinasce’ grazie a un complesso progetto che ha visto lavorare fianco a fianco Comune di Firenze, Regione, Ministero per i Beni e le attività culturali e la stessa Aned, proprietaria dell’opera, con il sostegno decisivo di organizzazioni come la Fondazione Cr Firenze, Firenze Fiera, Unicoop Firenze, Studio Belgiojoso, Cooperativa archeologia. K-Array, Tempo Reale.

L’ Aned, infine, si è incaricata di progettare e realizzare una prima mostra sulla storia della memoria della deportazione italiana lungo i decenni, che ora è visibile al piano terra della struttura.

Montato ad Auschwitz nel 1979 e inaugurato nella primavera successiva, viene presentato a Firenze al termine di una lunga e dolorosa vicenda. Accusata dal Museo di non rispondere alle nuove “linee guida” che lo stesso Museo si era dato all’indomani della caduta del Muro di Berlino, l’opera fu chiusa al pubblico d’imperio nel 2011 dalla direzione che nel 2014 arrivò a minacciarne lo smontaggio e la distruzione.

Il Comune di Firenze e la Regione Toscana nell’ottobre del 2014 hanno accolto la proposta dell’Associazione nazionale ex deportati (Aned) di ospitare a Firenze il Memoriale che per decisione della Direzione del museo polacco non poteva più restare nel luogo per cui era stato concepito. La scelta di accogliere il Memoriale si è basata sulla convinzione del valore storico, culturale, artistico, civile dell’opera e sulla consapevolezza della presenza in Toscana di sensibilità e competenze largamente diffuse sui temi della memoria, espresse negli anni con impegno sia dalle istituzioni che dalla società civile.

Il 20 maggio 2015 è stato sottoscritto un Protocollo d’Intesa tra Comune di Firenze, Regione Toscana, Aned e Mibac con il Comune per tutelare e valorizzare il Memoriale nella pluralità dei suoi significati storici, artistici e di memoria civile, restituendolo ad una fruibilità pubblica. L’Aned, proprietario dell’opera, ha stipulato col Comune un contratto d comodato d’uso gratuito.

Il Ministero per i beni culturali, riconoscendo il valore di assoluto rilievo del Memoriale per la cultura italiana del Novecento e quale testimonianza della deportazione italiana nei campi nazisti, ha curato lo smontaggio ed il trasferimento dell’opera a Firenze, che si è concluso nel gennaio 2016 a cura dell’Istituto superiore di conservazione e restauro.

La sede prescelta è l’Ex3 nel quartiere fiorentino di Gavinana (viale Europa/Piazza Bartali). Sul centro espositivo inizia un profondo intervento di ristrutturazione e rifunzionalizzazione. Contestualmente il Memoriale, usurato da molti anni di conservazione in un ambiente non ottimale in Polonia, è oggetto di restauro grazie all’Opificio delle Pietre Dure, alla Cooperativa Archeologia e alla messa a disposizione da parte di Firenze Fiera di un locale sufficientemente grande per consentire gli interventi. L’operazione rappresenta un caso unico di restauro di un’opera di arte contemporanea, considerate sia le dimensioni sia le caratteristiche multimediali. 

Il nuovo allestimento viene inaugurato ufficialmente l'8 maggio 2019. L'Aned progetta e allestisce una mostra temporanea sulla storia della memoria della deportazione italiana lungo i decenni, visibile al piano terra della struttura.

Il Memoriale resta fruibile al pubblico fino a febbraio 2022, quando l’avvio del secondo lotto di lavori di rifunzionalizzazione degli spazi richiede la chiusura. Nel frattempo, i contenuti storico-scientifici del progetto museografico e dell'allestimento vengono definiti da un gruppo di lavoro coordinato dal Museo della Deportazione, nel quadro di un’intesa fra Regione Toscana, Comune di Firenze, Comune di Prato e lo stesso Museo. 

Nell’estate 2023 si concludono le opere di rifunzionalizzazione dell’Ex3 e di allestimento museografico. L’11 luglio viene firmato il protocollo di intesa per la gestione e la valorizzazione del Memoriale tra Regione Toscana, Comune di Firenze, Comune di Prato, Aned, Fondazione “Museo e centro di documentazione della Deportazione e Resistenza – Luoghi della Memoria Toscana”. Il protocollo stabilisce che la gestione verrà affidata alla Fondazione “Museo e centro di documentazione della Deportazione e Resistenza”, che a sua volta modificherà la sua governance aprendo all’ingresso nella compagine di Regione Toscana, Comune di Firenze e Aned. Inoltre, la nuova “casa” del Memoriale cambia nome: l’Ex3 si chiamerà “Memoriale delle Deportazioni”. 

Il 7 luglio scorso, il Ministero della Cultura notifica all’Aned il riconoscimento del Memoriale come opera oggetto di tutela per il suo rilevante interesse storico-artistico (art. 10 del Codice dei beni culturali e del paesaggio), “in quanto testimonianza di espressione di cultura e di storia, ovvero quale testimonianza dell’identità e della storia delle istituzioni pubbliche e collettive”.

Infine i firmatari convengono che la data per la riapertura al pubblico sarà il 25 luglio 2023, anniversario della caduta del regime fascista. 

Il Memoriale italiano ad Auschwitz è un’opera di proprietà dell’Associazione nazionale ex deportati (Aned), nata grazie alla collaborazione di un gruppo di intellettuali che produssero una delle prime installazioni multimediali per celebrare gli italiani caduti nei campi di concentramento nazisti. 

Inaugurato il 13 aprile 1980 nel Block 21 del campo di sterminio tedesco ad Auschwitz in Polonia, è il frutto di una progettazione collettiva e corale a cui contribuirono lo studio architettonico milanese BBPR (Banfi, Belgiojoso, Peressutti e Rogers), lo scrittore Primo Levi, il pittore e maestro Mario “Pupino” Samonà, Nelo Risi e il compositore Luigi Nono che per la colonna sonora concesse l’uso del suo brano “Ricorda cosa ti hanno fatto ad Auschwitz”.

Il Memoriale fu pensato come un'enorme spirale ad elica che occupava tutte le stanze al primo piano del Blocco 21, due tunnel affiancati con pareti decorate, da percorrere all'interno lungo una passerella, fatta di traversine in legno per evocare quelle ferroviarie, guardando un affresco di 500 metri suddiviso in ventitré strisce su cui Samonà racconta il fascismo e il nazismo, la Resistenza e la deportazione. Con colori ripetuti non casualmente. Dal nero del fascismo e dell’oscuro periodo della violenza si passa agli altri colori che trionfano sempre più: il bianco che allude al movimento cattolico, il rosso del socialismo e il giallo che riconduce al mondo ebraico.

Primo Levi e Gianfranco Maris, allora presidente dell'Aned, scrissero nel 1979 che il Memoriale italiano voleva essere "un luogo dove la fantasia e i sentimenti potranno evocare, molto più delle immagini e dei testi, l'atmosfera di una grande indimenticabile tragedia".

All’ingresso presenta una targa scritta da Primo Levi in cui tra l’altro si legge: ‘Visitatore, osserva le vestigia di questo campo e medita: da qualunque paese tu venga, tu non sei un estraneo. Fa che il tuo viaggio non sia stato inutile,che non sia stata inutile la nostra morte. Per te e per i tuoi figli, le ceneri di Auschwitz valgano di ammonimento: fa che il frutto orrendo dell’odio, di cui hai visto qui le tracce, non dia nuovo seme, né domani né mai’.

Il Memoriale è costituito da una passerella lignea circondata da una spirale ad elica all’interno della quale il visitatore cammina come in un tunnel. La spirale è rivestita all’interno con una tela composta da 23 strisce dipinte da Pupino Samonà, seguendo la traccia del testo di Primo Levi, mentre dalla passerella sale la musica di Luigi Nono intitolata ‘Ricorda cosa ti hanno fatto in Auschwitz’.

L'obiettivo dichiarato dal suo ideatore, Lodovico Belgiojoso, deportato nei campi di sterminio anche lui e autore di più memoriali, era ricreare allusivamente un'atmosfera da incubo, l'incubo del deportato: uno spazio ossessivo, tra luci e ombre e 'finestre' aperte sugli altri blocchi del campo.

Il primo progetto dell'allestimento risale al 1975. Ma a causa della difficoltà di reperimento di risorse economiche andò a compimento solo cinque anni più tardi.

Il progetto per l’installazione del Memoriale ha visto la completa ristrutturazione dell’Auditorium Ex3 da parte dei Servizi tecnici del Comune mediante la realizzazione, all’interno della sala espositiva principale, dell’altezza utile interna di oltre 11 metri, di un solaio che la divide orizzontalmente in due parti in modo da raddoppiare la superficie espositiva. Il cantiere è costato un milione di euro, è stato finanziato dalla Regione Toscana ed è durato circa sette mesi. Lo stanziamento della Regione a regime sarà di 2,6 milioni di euro.

Contestualmente ai lavori all’Ex3 il Memoriale, in cattivo stato di conservazione in un ambiente non ottimale in Polonia, è stato restaurato grazie al sostegno della Fondazione CR Firenze che si è fatta inoltre carico della gestione del cantiere di restauro tramite la Cooperativa Archeologia supervisionata dall’Opificio delle Pietre Dure. Un lavoro enorme condotto a termine magistralmente in soli 4 mesi. Firenze Fiera a tal fine ha messo a disposizione un locale sufficientemente grande per ospitare il cantiere di restauro. Questa operazione sul Memoriale rappresenta un caso eccezionale di restauro di un’opera di arte contemporanea, considerate le grandi dimensioni, le sue caratteristiche multimediali intrinseche e le innovative tecniche di conservazione impiegate.

E’ stato costituito un Comitato tecnico scientifico per tracciare i contenuti storico-culturali della ricontestualizzazione del Memoriale e contemporaneamente è stato redatto un progetto di ristrutturazione dell’edificio per la costruzione di un ulteriore piano all’attuale monovolume, per  consentire il posizionamento dell’opera al primo piano. Il progetto esecutivo predisposto a cura dei Servizi Tecnici del Comune è stato finanziato dalla Regione Toscana e conseguentemente è stata approvata e stipulata la convenzione fra Comune e Regione che consente l’effettiva erogazione dei fondi e l’avvio dei lavori, chiudendo così la prima fase dell’intera operazione.

La rinascita, un lavoro di squadra
La rinascita del Memoriale è il risultato di un complesso progetto che ha visto lavorare fianco a fianco Regione Toscana, Comune di Firenze, Ministero per i Beni e le attività culturali, Aned, Comune di Prato, Fondazione “Museo e centro di documentazione della Deportazione e Resistenza – Luoghi della Memoria Toscana”con il sostegno decisivo nel corso degli anni di organizzazioni come la Fondazione Cr Firenze, Firenze Fiera, Unicoop Firenze, Studio Belgiojoso, Cooperativa archeologia. K-Array, Tempo Reale.

L’intera operazione che ha portato il Memoriale in Italia ha un valore pari a 3.047.200 euro, a cui vanno aggiunti i costi di assicurazione a carico del Comune di Firenze (3.500 euro annui).
La Regione Toscana è l’istituzione che ha contribuito maggiormente con oltre 2 milioni e mezzo di euro, in particolare per rifunzionalizzazione, allestimento museale, progetto museologico. La Presidenza del Consiglio dei Ministri ha sostenuto i costi - 156.960 euro - per le operazioni di documentazione, messa in sicurezza, smontaggio, imballaggio, trasporto e riallestimento a Firenze. A finanziare il restauro è stata la Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze con un ‘contributo in opera’ di 280 mila euro nell’ambito della normativa sull’Art Bonus, a cui vanno sommati ulteriori 30 mila euro provenienti dal crowdfunding promosso da Unicoop Firenze.
Per dare una nuova “casa” al Memoriale, il Comune di Firenze, proprietario dell’immobile ha messo a disposizione l’Ex3 e ha eseguito direttamente i lavori di rifunzionalizzazione degli spaz

Nasce a Firenze il Memoriale delle Deportazioni, inaugurato in una data simbolo come il 25 luglio 2023, 80° anniversario della caduta della dittatura fascista. Un centro museale dove Memoria e contemporaneità, ricerca storica e arte dialogano senza interruzione. Per testimoniare gli orrori del passato e coinvolgere chi lo visita in un impegno collettivo affinché non accadano mai più.

Il suo cuore è il “Memoriale in onore degli italiani assassinati nei campi nazisti”, l’opera corale voluta dall’Associazione nazionale ex deportati (Aned), ideata da un gruppo di intellettuali italiani (tra cui Lodovico Belgioioso, Mario Pupino Samonà, Primo Levi, Luigi Nono), ed esempio di avanguardia multimediale. L’edificio che lo accoglie è stato per molto tempo un centro di arte contemporanea di proprietà del Comune di Firenze, trasformato dopo una profonda rifunzionalizzazione dei suoi ambienti finanziata da Regione Toscana in polo espositivo di riferimento internazionale per la cultura della memoria delle deportazioni nazifasciste.

Il percorso espositivo del nuovo Memoriale delle Deportazioni unisce in un unico processo narrativo contenuto e contenitore. È stato pensato in funzione di servizio del Memoriale degli Italiani. L’opera, inaugurata nel 1980 nel Blocco 21 del campo di sterminio nazista di Auschwitz, è giunta in Toscana nel febbraio 2016 dopo una lunga e dolorosa vicenda con la direzione del museo polacco; nel luglio 2023 è stata dichiarata l’ “interesse culturale” dalla Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato.

L’obiettivo del nuovo percorso è recuperare, accanto alla Shoah, le diverse componenti delle deportazioni nazifasciste, ed evidenziare, come volle lo stesso Belgioioso, le particolarità della storia del nostro Paese.

Il percorso è suddiviso in sei sale che, prima di portare visitatori e visitatrici fino al primo piano dove è collocato il Memoriale degli Italiani, raccontano la lunga storia del Novecento. A disposizione ci sono brevi testi introduttivi, citazioni, elenchi di approfondimenti di testo e di elementi visivi con relative fonti, riferimenti alle immagini sulle tele di Samonà nel Memoriale. Ulteriori approfondimenti sono raggiungibili attraverso QR Code.

L’ultima sala è un focus sulla contemporaneità, con un collegamento al Memoriale degli Italiani che conduce fino al suo ingresso, dove appare “Al visitatore”, testo scritto da Primo Levi per il Memoriale, anche ascoltabile nella versione cortesemente interpretata dall’attore Amerigo Fontani.

Inoltre, grazie alla generosità di Aned, il percorso è impreziosito dall’esposizione della giacca originale di Mauthausen appartenuta a Giuseppe Calore, medico padovano antifascista, dirigente delle formazioni partigiane delle Tre Venezie, che si conquistò enorme prestigio per il suo impegno a favore dei prigionieri ammalati.

Lo spazio museale dispone inoltre di due sale didattiche polivalenti da 48 e 25 posti, un’area sosta per le classi, il guardaroba, lo spazio per un bookshop, postazioni web per approfondimenti.

Progetto museologico e allestimento

Il progetto museologico e l’allestimento del nuovo Memoriale delle Deportazioni sono stati elaborati, grazie al finanziamento dalla Regione Toscana, dalla Fondazione Museo della Deportazione e Resistenza – Luoghi della Memoria Toscana. La cura museologica è di Claudio Rosati mentre i contenuti scientifici sono di Marta Baiardi, Luca Bravi, Alberto Cavaglion, Costantino Di Sante, Enrico Iozzelli, Matteo Mazzoni e Camilla Brunelli, ex direttrice del Museo della Deportazione e Resistenza, che ha provveduto anche al coordinamento generale.

Punto di partenza è stato il Documento sulla missione del Memoriale delle Deportazioni, condiviso e approvato da un Gruppo di Lavoro composto da rappresentanti di Regione Toscana, Aned, Comune di Firenze, Comune di Prato e Fondazione Museo e Centro di Documentazione della Deportazione e Resistenza, appositamente costituito per definire i contenuti storico-scientifici e culturali e le linee guida necessarie al progetto dell’allestimento.

Il progetto museografico e l’allestimento sono stati realizzati da Acme04, vincitrice della gara del Comune di Firenze nell’ambito del finanziamento della Regione Toscana per la rifunzionalizzazione dell’immobile.

Contributi all’allestimento

Numerose sono le istituzioni culturali, archivi e familiari dei deportati che hanno contribuito all’allestimento museale. In primo luogo la Fondazione Alinari per la Fotografia, che per l’allestimento ha concesso a titolo gratuito circa un centinaio di immagini. Ma poi, anche lo United States Holocaust Memorial Museum (Ushmm) di Washington, l’Aned stessa, le famiglie di Primo Levi, Frida Misul, Vera Michelin Salomon, Piera Sonnino, Aldo Gai. La fondazione L’Albero della Vita ha fornito a titolo gratuito, per la sala 6, il disegno di un bambino siriano dalla mostra “In Viaggio verso il futuro” realizzata nel 2016 in collaborazione con l’Università Cattolica.

Gestione e valorizzazione del Memoriale

La gestione e la valorizzazione del Memoriale delle Deportazioni sono definiti dal Protocollo d’intesa sottoscritto nel luglio 2023 tra Regione Toscana, Comune di Firenze, Comune di Prato, Fondazione “Museo e centro di documentazione della Deportazione e Resistenza – Luoghi della Memoria Toscana” e l’Aned. La Fondazione Museo della Deportazione avrà il compito di coordinare l’attività scientifica, progettare e realizzare le attività didattiche e culturali e le visite guidate. Continuerà a formare, assieme all’Aned, mediatori e assistenti incaricati dal Comune di Firenze, che si occuperanno di accogliere i visitatori.

Il Comune di Firenze garantirà la funzionalità della struttura e l’apertura al pubblico. Inoltre la Fondazione stessa, su impulso del Comune di Prato, è al centro di una profonda riforma della governance per consentire l’ingresso nella sua compagine di Regione Toscana, Comune di Firenze e Aned. La Regione continuerà a sostenere Memoriale e Fondazione attraverso finanziamenti previsti dalla legge regionale 38/2002 sulla tutela e valorizzazione del patrimonio storico, politico e culturale dell'antifascismo e della Resistenza.

Modalità di accesso

L’ingresso e le visite guidate sono gratuite, la prenotazione è obbligatoria: 055-2768224, info@musefirenze.it

Orario visite

Venerdì, sabato, domenica e lunedì dalle 10 alle 13
La domenica metropolitana anche dalle 15 alle 18

Dall’Italia ad Auschwitz

Dal 29 marzo al 21 aprile 2024 al Memoriale delle Deportazioni, una mostra sulle persone deportate dall'Italia nel complesso concentrazionario.

Questa esposizione descrive la storia di tutte le persone arrestate tra il 1943 e il 1944 nel territorio italiano e deportate nel complesso concentrazionario di Auschwitz-Birkenau.

Si tratta innanzitutto delle persone di origini ebraiche – spesso interi blocchi familiari –, compresi gli ebrei stranieri che negli anni precedenti avevano cercato rifugio nella penisola e gli ebrei che risiedevano nelle isole del Dodecaneso, nella quasi totalità di nazionalità italiana. Ma, grazie alle indagini storiografiche condotte, si è scoperto che la realtà della deportazione “politica” – nella quasi totalità costituita da donne residenti nel territorio dell’Adriatisches Küstenland (Litorale Adriatico) – è ben più consistente rispetto a quella proposta fino ad ora dalla storiografia e che la deportazione ha toccato anche un piccolo numero di rom – dato fino ad oggi sconosciuto –, anch’essi arrestati nell’Adriatisches Küstenland.

L’esposizione si apre con un’introduzione sulla storia di Auschwitz-Birkenau dal 1940 al 1943, ovvero del periodo precedente l’arrivo dei primi prigionieri giunti dall’Italia, per poi proseguire con una sala dedicata ai trasporti, dove appaiono volti e numeri dei deportati di ogni convoglio partito dal territorio italiano.

È messa in luce la specificità della sorte degli ebrei deportati, che rappresentarono la parte più consistente delle vittime, dalla “selezione all’arrivo” all’omicidio sistematico di massa. Viene conseguentemente presentato un focus sul meccanismo e sulle strutture di messa a morte.

Si prosegue quindi con il racconto relativo alla sorte dei prigionieri ebrei e “politici” all’interno del complesso concentrazionario, partendo dalle procedure di immatricolazione (in particolare il tatuaggio, metodo utilizzato solo ad Auschwitz), per arrivare al loro inserimento nel sistema del lavoro schiavo, soprattutto nei vari “sottocampi” dipendenti da Auschwitz III (Monowitz). Ci si sofferma sulle terribili condizioni igienico-sanitarie e, in generale, sulla vita nel campo. Uno sguardo particolare viene dato alla sperimentazione medica e alle “selezioni interne”, procedura omicida a cui furono sottoposti prevalentemente gli ebrei.

Segue, infine, la parte dedicata all’evacuazione del complesso concentrazionario, al trasferimento dei prigionieri ancora in grado di camminare e di lavorare verso i Lager nel Reich e all’abbandono dei cosiddetti “inabili”, in prevalenza ammalati, nelle strutture concentrazionarie locali, dove il 27 gennaio del 1945 giunsero le truppe sovietiche.

Molte novità presenti in questa esposizione sono il frutto di un lavoro di ricerca effettuato per diversi mesi dai curatori insieme ad autorevoli studiosi della Shoah, della deportazione ebraica e della deportazione politica. Per la prima volta gli enti più prestigiosi che si occupano del tema hanno lavorato fianco a fianco, anche in previsione della realizzazione del memoriale italiano che sarà allestito dal Governo italiano nel Blocco 21 di Auschwitz. Si tratta del CDEC (Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea) di Milano – Liliana Picciotto e il suo staff –, della Fondazione Memoria della Deportazione, sempre di Milano, dell’ANED (l’Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti) nazionale, l’ANED di Sesto San Giovanni – Laura Tagliabue – e di Trieste – Dunja Nanut – e del Auschwitz-Birkenau State Museum – Jadwiga Pinderska-Lech –.

Con questa grande mostra è possibile conoscere per la prima volta in maniera completa il “volto” della deportazione in Italia.

La versione della mostra itinerante è stata realizzata dalla Fondazione Museo della Shoah con il contributo dell'UNAR -Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per le Pari Opportunità.

La mostra si avvale del patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, dell’UNAR Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali del Dipartimento per le Pari Opportunità, della Regione Lazio, di Roma Capitale, dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, della Comunità Ebraica di Roma, dell’Associazione Figli della Shoah, del Comune di Firenze e in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione.

Memoriale italiano di Auschwitz
Via Donato Giannotti 75/81


Visite gratuite con percorso guidato su prenotazione

Prenotazioni
Partecipazione gratuita, prenotazione obbligatoria
pubblico: info@musefirenze.it 055 2768224
scuole: didattica@musefirenze.it 055 2616788

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