Dal 4 luglio apre al pubblico al Museo Novecento l’esposizione dell'artista toscano, in collaborazione con l’Archivio Lorenzo Bonechi
A settant’anni dalla nascita di Lorenzo Bonechi (Figline Valdarno, 1955 – 1994), il Museo Novecento di Firenze rende omaggio all’artista valdarnese con una mostra personale composta da 25 opere che dialogano con la collezione permanente del museo.
L’esposizione dal titolo “La città delle donne”, a cura di Sergio Risaliti e Eva Francioli e in collaborazione con l’Archivio Lorenzo Bonechi, apre al pubblico venerdì 4 luglio fino a mercoledì 29 ottobre 2025.
Lorenzo Bonechi, attivo dalla fine degli anni Settanta, prende parte al fervente panorama artistico degli anni Ottanta, segnati non solo dalla Transavanguardia, ma anche dall’Anacronismo e dalla Pittura colta. Artefice di una ricerca fondata sul disegno, sperimenta incisione e scultura, per poi dedicarsi, a partire dal 1982, quasi esclusivamente alla pittura, utilizzando tempera e olio.
Profondamente radicato nella cultura toscana, Bonechi guarda con attenzione all’arte del Trecento e del Quattrocento, approfondisce la tradizione bizantina e quella delle icone russe, unendo l’indagine spirituale allo studio delle fonti storiche e letterarie. Nascono così opere intrise di riferimenti alla pittura antica e alle iconografie sacre, in un percorso caratterizzato da una rara coerenza espressiva.
Nei suoi primi lavori emerge un segno mosso e franto, che evolve, tra il 1986 e il 1987, in una nuova essenzialità: rigore compositivo e campiture di colore nette, tese verso una fissità quasi mistica. Dall’inizio degli anni Novanta, la sua produzione si apre tuttavia a una nuova gestualità, che aggiorna la sua costante ricerca di equilibrio tra spiritualità e umanità.
La mostra intende valorizzare in particolare il ruolo della figura femminile nell’opera dell’artista. Donne eteree ma concrete, collocate tra paesaggi armoniosi e architetture minimali, appaiono talvolta come sante eremite, talaltra come protagoniste di una sorellanza ispirata. Solitarie o in gruppo, si presentano come emanazioni di una doppia natura, terrena e divina, evocando al tempo stesso sia immagini della cristianità che le Korai greche, a proposito delle quali lo stesso Bonechi annotava nel proprio diario:
«Sono in sostanza corpi umani in cui si vuol esaltare la più perfetta delle forme create, la più amata dagli dei […]. Queste statue al primo momento ci possono apparire rozze, rigide, assenti, ma sono le prime emozionanti rappresentazioni dell’uomo […] nella assoluta nobiltà della sua forma.»
La mostra attraversa alcuni dei temi più ricorrenti nella pratica dell’artista: le figure sospese nel tempo, l’indagine sulla sacralità dell’esistenza, la Città celeste, il paesaggio – antropizzato o naturale – che diventa talvolta protagonista assoluto della rappresentazione.
L’esposizione al Museo Novecento vuole così gettare nuova luce su un artista di straordinaria profondità, prematuramente scomparso, ma già in vita apprezzato a livello internazionale. Le sue opere sono state presentate in prestigiosi musei e gallerie: dal National Museum of Modern Art di Tokyo alla Tate Gallery di Londra, dallo Smithsonian Hirshhorn Museum di Washington alla Sperone Westwater Gallery di New York.