Qui abitavano Enrico Castelli e Olga Renata Castelli

Nostro nonno Enrico Castelli - nato a Livorno nel 1869 -era insegnante di fisica nelle scuole superiori, sicuramente a Padova (dove nacque nostro padre nel 1908) ed a Palermo. Autore di numerosi libri di fisica (ancora presenti nella biblioteca centrale di Firenze) si era occupato di elettricità e di lunghezza d'onda della luce emessa dalle stelle, in contatto epistolare con altri fisici europei. Cresciuto in famiglia religiosa, suo padre era rabbino, aveva abbracciato idee socialista tant'è che nel 1908 inviato a Parigi dalle libere università socialiste come relatore del programma per la facoltà di fisica.
Possedeva un gabinetto di Fisica che utilizzava per le sue ricerche e che portava sempre con sè nei suoi traslochi da una città all'altra. Dopo il 1938 (anno di promulgazione delle leggi razziali) all'età di 69 anni, lavorava ancora alla ricerca quando il laboratorio fu distrutto da un assalto fascista dal quale si salvò a stento in quanto avvertito dal portiere dello stabile.
Nel 1944, viveva a Firenze in piazza Vieusseux 3 con la giovane figlia, la zia Olga che aveva 26 anni. Con la voglia di vivere di tutti i suoi coetanei, non sappiamo se lei accettò l'aiuto propostole della famigerata banda Carità per ingenuità o per disperazione, sta di fatto che, in accordo col padre dette loro una cifra ingente (15.000 lire) in cambio della promessa di aiuto e di un nascondiglio sicuro. La banda operò come in numerosi altri casi, appena ricevuto il denaro denunciò padre e figlia facendoli arrestare dai fascisti e depredò i beni rimasti nella casa vuota.
Risulta che padre e figlia furono internati a Fossoli e da li tradotti ad Auschwitz.
Il nonno avendo 75 anni fu inviato alle camere a gas all'arrivo; la zia sopravvisse per circa un mese e poi, ammalatasi, seguì la stessa sorte.
Anche se questi eventi familiari sono per noi molto tristi, questa cerimonia ci conforta in quanto lascia un ricordo dei nostri cari e pone un segno tangibile affinché non si perda la memoria di ciò che è stato
Enrico e Giorgio Castelli