Qui abitavano Ernesto Calò e Elena Calò

Ernesto Calò era mio bisnonno, nonno di mio padre da parte di madre. Elena Calò era sua sorella che, non essendo sposata, viveva con la famiglia del fratello.
Il nonno Ernesto, come anche noi bisnipoti lo chiamiamo, era uno stimato commerciante, proprietario di un ingrosso di tessuti nel centro di Firenze.
La famiglia era per lui la cosa più importante. Amava la sua famiglia, se ne prendeva cura cercando di proteggerla e mantenerla unita. Le cene dello Shabat, che si tenevano regolarmente ogni venerdì sera in casa sua, erano il raduno settimanale a cui partecipavano tutti i membri della famiglia.
Anche la tradizione ebraica era di grande importanza per il nonno. Come molti altri, anche lui non osservava tutte le mitzvot, ma considerava molto importante partecipare alle cerimonie religiose, celebrare le festività e trasmettere a figli e nipoti gli usi e le tradizioni dei suoi antenati.
La beneficenza, anch'essa una mitzvah ebraica, caratterizzava molte delle sue azioni e decisioni. Fino a me è arrivata la storia di un periodo in cui c'era carenza di gasolio per il riscaldamento. Quando i familiari gli chiesero come distribuire la razione ricevuta durante le ore della giornata - rispose che non c'era di che preoccuparsi poiché aveva già donato tutta la razione a coloro che "non avevano il calore della famiglia" e perciò ne avevano più bisogno. Il nonno operò molto anche a beneficio dell'Ospizio israelitico.
Nel palazzo in via Trieste 20, vivevano quattro famiglie di ebrei tra cui il nonno e due dei suoi figli. All'inizio delle persecuzioni tutti lasciarono i loro alloggi rifugiandosi presso conoscenti in luoghi diversi nei dintorni di Firenze. Nel frattempo il nonno venne in contatto con un individuo disonesto, spia che collaborava col comando germanico, il quale assicurò protezione a lui e a tutta la famiglia in cambio di una forte somma mensile. Fu quest'ultimo a tradire il nonno, denunciando tutti i membri della famiglia di cui conosceva il luogo di rifugio. Ernesto ed Elena Calò furono arrestati e successivamente inviati al campo di Fossoli. Il 26 giugno del 1944 lasciarono il campo in un convoglio destinato ad Auschwitz, dove arrivarono dopo quattro giorni di viaggio e vennero subito uccisi.
Il nonno Ernesto era un uomo di carattere e sicuro di se stesso. Forse, questo carattere è quello che lo spinse a non considerare gli avvertimenti dei familiari e non accettare di unirsi a loro nei loro rifugi. Confidente in se stesso e in coloro che lo circondavano, rimase a Firenze dove fu catturato insieme alla sorella.
Sia benedetta la loro memoria.