Qui abitava Oscar Cipriani

Oscar Cipriani era figlio unico, classe '900, aveva scampato per un pelo la chiamata alle armi per la Prima guerra mondiale che invece era toccata ai nati della Leva precedente la sua, i Ragazzi del '99.
La famiglia Cipriani/Sardelli viveva al Galluzzo alle porte di Firenze.
Figlio di una famiglia di piccoli commercianti, qualche zio emigrato in Francia per lavoro e poi tornato, con una piccola bottega di tessuti, mercerie, faceva quella che si potrebbe definire una vita dignitosa con notevoli limitazioni. Gente semplice, con però una forte e definita coscienza politica e sociale.
Oscar lavorava alle Officine Galileo, uno dei nuclei principali della coscienza proletaria ed antifascista del territorio fiorentino.
La famiglia Cipriani era da sempre una famiglia antifascista, uno zio a Lastra a Signa era stato letteralmente ammazzato di botte dagli squadristi, il cognato di Oscar, Bruno Sardelli (cugino di Enio Sardelli, Partigiano “FOCO”) era un impegnato attivista politico contro il regime ed era al confino a Rogliano in Calabria.
Oscar, noto come oppositore al regime, in concomitanza di ogni evento o ricorrenza fascista, veniva regolarmente prelevato, internato per qualche giorno al Carcere delle Murate per poi essere rilasciato col volto ed il corpo segnati dalle percosse ricevute. Era ovviamente uno malvisto, una spina nel fianco come tutti coloro che non si conformavano all’omologazione del regime.
Gli scioperi su scala nazionale dal 1 all’8 marzo 1944, ai quali Oscar Cipriani partecipò, furono un evento che ebbe risonanza internazionale; in particolare nella zona fiorentina il 3 ed il 4 marzo si fermarono migliaia di operai di tante realtà: il Pignone, le Officine Galileo, la Cartiera Pini fra le maggiori realtà industriali, ma anche tanti operai del comparto tessile di Prato e dell’allora diffuso tessuto medio-piccolo industriale.
Lo sciopero ebbe l’effetto desiderato, dette un segnale importante sulla posizione politica di molte delle maestranze italiane e la reazione nazifascista non tardò ad arrivare, anzi fu praticamente immediata.
Oscar venne preso dalle milizie nazi-fasciste in via Romana a Firenze, davanti al civico 67 dove vivevano i suoi cognati Bruno e la sorella Emma Sardelli.
Per pochi secondi non riuscì a tornare indietro e rientrare nel portone del palazzo dei suoi cognati, forse lo ha trattenuto la considerazione che tornando indietro poteva esporre i Sardelli al rischio della perquisizione; infatti, casa Sardelli era piena di materiale antifascista.
Insieme a molti altri di San Frediano e Santo Spirito viene preso, caricato su di un camion e portato alle Scuole Leopoldine in Piazza Santa Maria Novella.
Oscar viene deportato, con altre centinaia di fiorentini e toscani, l’8 marzo 1944, in Austria nel complesso di campi di concentramento di Mauthausen-Gusen-Ebensee dove morirà circa un anno dopo per gli stenti, la denutrizione e il lavoro mostruoso nella terribile cava del campo di Mauthausen.