Pietre d'inciampo - Via Masaccio 76

Qui abitavano Giulio Segrè, Elena Segrè, Lydia Segrè, Gina Cave Bondi

Gina Cave Bondi in Segrè e famiglia
Ho richiesto alla Comunità Ebraica la posa di queste pietre di inciampo in quanto erede di una delle ultime discendenti del ben noto medico Cesare Lampronti, perché con questo gesto si ricordi la straordinaria opera svolta dal mio avo per gli ebrei fiorentini.

Cesare Lampronti (1755-1825), nipote del Rabbino Isacco Azaria autore del famoso libro Pachad Itzach, era giunto da Ferrara in Toscana negli ultimi decenni del 1700: medico come il padre e il nonno, moel, dotato di grande coltura ed anche abile negli affari, aveva ben presto raggiunto una solida posizione avendo contratto matrimonio con Chiara Terzellina Baraffael, figlia di un facoltoso possidente terriero. La famiglia si era stabilita in via dei Servi in un palazzetto dove ebbe sede anche il “banco” di famiglia a lui intestato, cui poi collaborò il genero David Servi. Cesare Lampronti fu inoltre eletto “cancelliere” della Nazione Ebraica, carica di nomina granducale che tenne per un trentennio fino alla sua morte e che il governo toscano volle passare al figlio Jacob, purtroppo non altrettanto abile.

Jacob, che nel 1804 aveva sposato la livornese Gentile Modigliano, ebbe ben otto figli: tre maschi dai quali però non ebbe eredi e cinque femmine alle quali è toccato l'arduo compito di occuparsi della pubblicazione dell'opera del trisavolo, il cui manoscritto era stato portato a Firenze, ed ovviamente di sistemare le pendenze amministrative. Una di queste figlie era la mia bisnonna Elvira, sposata Ambron, l'altra, Rosina, moglie di Angelo Levi, da cui appunto discendevano Emma Rosa Cave Bondi e Clotilde Felicità Nissim, zia di Gina, deportata pochi mesi dopo.

La famiglia aveva mantenuto stretti affetti familiari e alcune delle loro figlie si erano stabilite nello stesso tratto della nuova via Masaccio.

Con Gina il 6 novembre sono stati trascinati fuori dalla loro casa, che non si erano sentite di lasciare non ostante gli avvertimenti, il marito Giulio Segrè, semiparalizzato, e le figlie Lydia ed Elena, poco più che ventenni, mentre Emma, in coda al vicino tabaccaio per acquistare delle sigarette al padre, atterrita spettatrice della terribile scena, fu con fatica salvata dal negoziante e dagli altri acquirenti. Dopo la guerra Emma è tornata a vivere in questa casa, tra i suoi ricordi, consolata dall'affetto degli amici e dei vicini, senza formarsi una sua famiglia.

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