Qui abitava Bruno Corsi
Bruno Corsi era nato a Campi Bisenzio nel 1912. Parto dal raccontare brevemente la famiglia perché credo abbia inciso sulla sua formazione personale e professionale. La mamma Raffaella era una donna dell'800 estremamente creativa nel settore della paglia, tanto da avere le prime lavoranti a domicilio e i racconti ascoltati su di lei l'avvicinano ad una sorta di “Luisa Spagnoli della Toscana”. Lei stessa realizzava le prime composizioni di fiori secchi per le vetrine dei negozi ed “esportò” questo lavoro a Viareggio. Il padre di Bruno, Antonio, lavorava alla società della luce. Bruno, dopo la scuola elementare, si dedicò alla meccanica ed entrò a lavorare in una officina; sapeva realizzare anche oggetti in legno come un mandolino che lo ha accompagnato nei periodi di chiamata alle armi oppure la Madonna di Montenero incastonata in una cornice di legno fatta proprio a forma di casa. Nel frattempo, a seguito, della morte ravvicinata dei genitori negli anni 30 del secolo scorso, si era trasferito a Firenze in via Aretina per essere più prossimo al lavoro. Spesso andava a far visita alla sorella Primetta, rimasta a Campi, che nel 1935 ebbe la figlia Franca. Negli anni seguenti Franca ha sempre ricordato quanto Bruno insistesse con la sorella per “far studiare” la bambina tanto che uno dei regali che le portò fu proprio un calamaio di vetro con il pennino per scrivere. Raffaella cercava di rendere indipendenti le lavoranti a domicilio, fornendo consigli su come gestire la paga settimanale e il concetto di lavoro al femminile all'epoca non era quello di oggi. Bruno che aveva vissuto accanto ad una mamma così laboriosa presto si rese indipendente imparando a guidare le automobili, con la qualifica di conducente e poi quella di meccanico. Bruno, come tanti soldati, ha sempre spedito cartoline dalle zone dove era inviato e questo era il modo per mantenere il legame con la famiglia e anche la speranza di un ritorno a casa che non è avvenuto. Era un musicista autodidatta e in questa casa di via Aretina le note del suo mandolino si spargevano fra le mura dell'edificio e qui arrivò la lettera della sua scomparsa. Prima dell'ultima partenza per il fronte Bruno, però, ebbe una intuizione (o un presentimento?) importante: doveva lasciare il suo mandolino alla sorella. Bruno Corsi (soldato del terzo reggimento contraereo artiglieria) fu catturato il 12 settembre 1943 sul fronte croato e rinchiuso in un campo di prigionia di Sarajevo e poi trasferito a Braunschweig in Germania dove morì dopo un anno nel campo di lavoro, a seguito di attacco aereo. Sepolto poi nel cimitero militare d'onore di Amburgo, nel 2020 i suoi resti sono rientrati in Italia e sepolti a Carmignano (Prato). Nel gennaio 2021 la Prefettura di Prato gli ha assegnato la medaglia d'onore. Il suo mandolino, dal settembre 2022, è stato donato al Museo Internazionale dell'internato di Padova ed è esposto in una teca.
Bruno Corsi è il primo degli Imi (Internati militari italiani) nati a Campi Bisenzio e scomparsi nei campi di internamento, al quale è stata dedicata una pietra d'inciampo.
(Serena Quercioli)