“A chi dirlo” Le lettere [n]el nome di Grazia Livi

Il 17 marzo alle ore 16 alla Biblioteca delle Oblate, letture ad alta voce, ricordi, videointerviste, interventi critici sull’opera della scrittrice

Omaggiare Grazia Livi, grandissima scrittrice, intellettuale, giornalista, autrice di racconti e romanzi, di “saggi narranti” che hanno saputo rimodellare il genere in una forma “ibrida, prensile”, in un‘architettura che irradia sapienti illuminazioni sull’interiorità delle donne, sul dialogo con l’altro da sé, con gli uomini, scandagliando il mare della differenza di genere: è il desiderio da cui muove l’evento a lei dedicato dalla Biblioteca delle Oblate. 

A chi dirlo. Dunque. (Recita il titolo di uno dei suoi racconti). Come raccontarla, come onorare le sue opere.

Incontro ideato, curato e condotto da Maria Grosso, funzionaria bibliotecaria

Intervengono: Ernestina Pellegrini, Università di Firenze; Maria Antonietta Cruciata, giornalista; Carla Zarrilli, presidente Archivio per la memoria e la scrittura delle donne. Letture di Angela Giuntini, attrice, studiosa, docente.

L'evento si terrà presso la Sala storica Dino Campana. L'ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti disponibili. 

Per informazioni contattare la Biblioteca delle Oblate al numero 055 2616512 o scrivere a bibliotecadelleoblate@comune.fi.it

L'incontro fa parte della rassegna "Si scrive Marzo Si legge Donna 2025" a cura delle Biblioteche comunali fiorentine.

“Ora mi chiedo: davvero narrare è un destino?
Avevo sette anni quando dichiarai in famiglia che volevo diventare scrittrice. Per una serie di coincidenze e di scelte ho poi onorato quel sogno ingenuo, che mi permetteva di salvarmi dai naufragi della sensibilità, mi spingeva a rafforzarmi nella disciplina, mi avviava verso un progetto di indipendenza. La parola scritta ha così dominato la mia vita. Tutt’ora la domina”.  
Così Livi in "Narrare è un destino", 2002. 

L’intento, dunque, è quello di lasciare che sia la sua scrittura unica a dirsi, ad autonarrarsi. 
Grazie al potentissimo strumento della lettura ad alta voce, potremo immergerci così nella musicalità colta che attraversa le sue pagine, nella bellezza iridescente del lessico - da lei scelto con immane lavoro di cesello - e potremo affidarci alla sua profondissima conoscenza della letteratura, alle infinite stratificazioni dei rimandi con cui intesse i suoi scritti. 

Per questo, l’incontro è pensato in una forma duttile e creativa, gioiosa e affettuosa, a infrangere gli schemi della conferenza dedicata o del convegno. 

Il tutto a comprendere anche la visione di una video-intervista a cura di Maria Antonietta Cruciata, realizzata dall’Archivio per la memoria e la scrittura delle donne e restaurata dal Laboratorio Multimediale dell’Università di Firenze con la preziosa la curatela di Guido Melis. 

Sempre con la guida sapiente dell’autrice, potremo poi addentrarci e perderci per le “stanze tutte per sé” delle scrittrici che ha sentito in profonda risonanza col suo tracciato di femminista e di critica: Mansfield, Woolf, Austen, Dickinson, Banti, Manzini, Bachmann, Ortese, Lonzi… 
Perché, negli infiniti riverberi tra biografia e autobiografia, per Livi la scrittura è via ineludibile per giungere al nucleo più incandescente della propria singolarità di donna. A una scrittura che resta inestimabile per sempre.

Grazia Livi nasce a Firenze nel 1930, dove si laurea in filologia romanza con Gianfranco Contini. Inizia a lavorare come giornalista culturale e inviata per “Il Mondo”, “L’Europeo” “Epoca”, ma dopo anni di dolorosa ricerca di “una stanza tutta per sé”, decide di dedicarsi interamente all’identità di scrittrice, che sente premere in lei da sempre.

La sua opera abbraccia la narrativa – tra gli altri "La distanza e l’amore" (‘78), "L’approdo invisibile" (‘80), "Vincoli segreti" (‘94), “Non mi sogni più” (‘97), "La finestra illuminata" (2000), "Lo sposo impaziente" del 2006 (sull’amore tra Tolstoj e la moglie Sof’ia) e, con una propensione profondissima verso le opere di scrittrici sentite affini, si espande alla saggistica - "Da una stanza all’altra" (‘84), "Le lettere del mio nome" (‘91), "Donne senza cuore" (‘96), "Narrare è un destino" (2002)….

Tra i premi e i riconoscimenti ricevuti: il “Premio Bagutta Tre Signore” (1959), il “Premio Viareggio” per la saggistica (1991), il Premio Alessandro Manzoni (2006). 

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