Fino al 31 maggio, ultimi giorni per ammirare l'esposizione nel Salone dei Cinquecento del Ritratto allegorico di Dante di Agnolo Bronzino
Nell’anno in cui si celebrano i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, il Comune di Firenze presenta “Bronzino e il Sommo Poeta. Un ritratto allegorico di Dante in Palazzo Vecchio”, esponendo all’interno del Salone dei Cinquecento, il “Ritratto allegorico di Dante”, opera di Agnolo Bronzino. L’esposizione del dipinto, promossa dal Comune di Firenze, curata da Antonio Natali e Sergio Risaliti e realizzata da MUS.E, si terrà a partire dal 12 febbraio e fino al 31 maggio 2021 e sarà inclusa nel percorso museale di Palazzo Vecchio.
La storia di questa lunetta è riferita da Giorgio Vasari nella Vita del Bronzino. Secondo la ricostruzione vasariana infatti il ritratto di Dante oggetto della mostra in Palazzo Vecchio, un olio su tela datato 1532-1533, fu commissionato al pittore insieme ai ritratti di Petrarca e Boccaccio per ornare una camera della casa del colto banchiere fiorentino Bartolomeo Bettini, con “poeti che hanno con versi e prese toscane cantato d’amore” nelle lunette delle pareti e al centro una tavola con “Venere e Cupido” dipinta dal Pontormo su cartone di Michelangelo Buonarroti, oggi conservata alla Galleria dell’Accademia. L’ambizioso progetto, rimasto incompiuto, coinvolgeva i maggiori pittori attivi in città in quel periodo e anticipava temi cari ai letterati della futura Accademia Fiorentina (cui appartenne lo stesso Bronzino fino al 1547), come la superiorità della lingua toscana e il rapporto tra arte e poesia.
Dei tre ritratti commissionati al Bronzino, solo quello di Dante è arrivato fino ad oggi. Conosciuto in passato attraverso un disegno preparatorio della testa del poeta (conservato alla Staatliche Graphische Sammlung di Monaco di Baviera), una copia su tavola (conservata nella Collezione Kress della National Gallery of art di Washington) e varie riproduzioni grafiche, è stato a lungo disperso finché la tela non è stata rinvenuta in una collezione privata fiorentina e accolta dalla critica come l’originale del ritratto dantesco ricordato nella biografia vasariana dell’artista.