Qui abitava Leone Camerino

Leone Camerino nacque a Pitigliano il 13 dicembre 1870, trasferitosi alla fine dell‘800 a Firenze in cerca di fortuna, si avviò alla carriera di venditore nei primi anni del secolo e ben presto divenne consigliere delegato di una ditta di merceria all’ingrosso. Si racconta che viaggiasse da gran signore, con la carrozza a cavalli, ma d’altra parte la sua attività glielo permetteva. In quel periodo viveva in una casa in Viale Duca di Genova 24 con la sorella Bettina ed il cognato Diodato Sadun.
Nel 1914 lasciata l’azienda in cui lavorava, avviò una propria azienda di merceria all’ingrosso in Via dell’Oche 11, intestata appunto a Leone Camerino. Con la stima di clienti e fornitori ottenuta negli anni precedenti, con molti aiuti familiari, l’attività commerciale crebbe e Leone divenne una delle persone facoltose della città di Firenze, ben noto nel mondo del commercio fiorentino.
Non si sposò e quindi non ebbe occasione di costituire una famiglia propria, ma grazie alla vicinanza con la sua numerosa famiglia, tra fratelli e nipoti, mantenne vari contatti sociali. Si trasferì (non sappiamo esattamente quando) nella casa di Via Duprè. Possedeva un’auto con autista, ma per recarsi in ditta tutti i giorni utilizzava il tram ed era per questo ben conosciuto tra i “tramvieri”.
Il 6 novembre del ’43 ci fu la retata a Firenze: i tedeschi con l’aiuto dei fascisti, giravano per le case e arrestarono tutti coloro che non erano scappati prima. Leone Camerino venne arrestato anche se avvisato da alcuni conoscenti e incoraggiato a lasciare la sua casa (qualcuno gli disse “basta che salga sul tram” ed i suoi amici tramvieri lo avrebbero salvato). Leone rifiutò ogni possibilità, certamente preso anche da un panico paralizzante, rispondendo che “non avendo lui mai fatto male a nessuno, nessuno l’avrebbe arrestato”: purtroppo quella logica “ingenua” non era contemplata dalle SS e dai fascisti. Risulta che i suoi amici tramvieri fecero un esposto di protesta, senza ottenere nessun esito positivo. Fu detenuto in carcere a Firenze, trasferito a Fossoli sul treno partito dal binario 16 della stazione di Santa Maria Novella il 9 novembre del ’43 e fu assassinato all’arrivo ad Auschwitz il 14 novembre del ’43.
Fonti: Queste note sono basate In gran parte su uno scritto di Franco Sadun “La storia della mia famiglia”, in parte sulle poche notizie raccolte da parenti e conoscenti ancora in vita, e, per quanto riguarda i dati da L.Picciotto Fargion “Il Libro della Memoria”, Milano, 1991.